1991: Arturo Martini – ADAMO ED EVA

1991: Arturo Martini

Adamo ed Eva

Costituzione, insieme al Comune di Treviso, alla Fondazione Cassamarca e alla Fondazione Benetton del Comitato per Adamo ed Eva.
Il Comitato organizza una raccolta di fondi per l’acquisto del gruppo monumentale di Arturo Martini Adamo ed Eva.
Il costo dell’opera è di 600 milioni di lire: il Comune dispone di 250 milioni; gli altri verranno raccolti attraverso sottoscrizioni di enti, aziende, associazioni e privati cittadini.
L’Associazione vi contribuisce con 10 milioni; inoltre con il lavoro volontario di molti soci.
Alla fine saranno raccolti oltre 700 milioni, e con l’avanzo saranno acquistate altre opere per la Galleria comunale d’Arte moderna.

Il Museo Bailo – Galleria Comunale d’arte moderna – con l’acquisto dell’Adamo ed Eva realizzò il proposito di proporsi come la più importante collezione di opere di Arturo Martini in Italia, superando abbondantemente il centinaio di pezzi tra sculture, ceramiche, grafica e dipinti; attualmente, anche grazie a successive acquisizioni, sfiora le 150 opere: dunque una mostra permanente del nostro grande artista, il più importante scultore del Novecento. Ma con l’Adamo ed Eva può anche proporsi quale museo dei capolavori dell’artista, essendo questo gruppo monumentale un’opera fondamentale.

Eseguito su commissione dei conti Ottolenghi per la loro villa di Acqui Terme (Alessandria) al centro di una vasta tenuta in collina in cui si producevano pregiati vini piemontesi, fu collocato sopra un alto piedistallo circolare in cima a una collina, in modo che fosse visibile da lontano. Esso rappresenta Adamo ed Eva che, dopo il peccato originale, volgono le spalle all’Eden: entrambi hanno un ginocchio leggermente sollevato a indicare che stanno cominciando il cammino nel mondo, nella storia, e, nell’atto di scambiarsi la mela, intrecciano le braccia sostenendosi a vicenda. Nelle intenzioni della contessa – una nobildonna tedesca di cultura idealista – i contadini chini sulle zolle avrebbero trovato conforto dalla visione dei nostri progenitori che per primi avevano guadagnato il pane col sudore della fronte. Le due figure si pongono solenni e ieratiche, scolpite in uno stile “primitivo” che lascia scabra la superficie di pietra di finale e la fa vibrare alla luce.

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